La
ricerca della tecnica espressiva con cui rappresentare paesaggi,
scene di vita, eventi e momenti storici ha, da sempre, tormentato
l’artista.
A cominciare dall’affermazione di Leonardo “ la pittura è cosa
mentale “, il dipinto non è stato solo una mera rappresentazione
ma la realizzazione di un’idea.
La creatività dell’artista lo induce spesso a viaggiare con i pensieri
ed a elaborare nuove opere con forme espressive che esulano dalla rappresentazione
della realtà, privilegiando piuttosto nuove concezioni spirituali e mentali.
Ecco perché l’Artista precorre e si lascia dietro gli eventi del
momento, riconoscendo che la pura rappresentazione della natura non lo stimola
più di tanto mentre viaggia con ritmi diversi.
Questa costituisce piuttosto un trampolino di lancio, stimolando la creatività fino
ad elaborare nuovi concetti artistici e movimenti che faranno storia.
Questo artista rifugge allora dalla mera natura dell’oggetto la cui staticità non
riesce a dare voce alle cose infinite che il solo “spazio” del dipinto
non possono dire.
Da questo punto di vista, “Le avanguardie” rappresentano un importante
momento di elaborazione teorica e di sperimentazione prendendo le distanze dalla
visione tradizionale della rappresentazione .
Per questo Picasso fu stimolato ad elaborare opere con un procedimento che gli
permetteva di dare immagine al principio della “simultaneità” della
visione.
L’intento è quello di realizzare una restituzione integrale, sul
piano bidimensionale, quello della tela, della realtà tridimensionale
degli oggetti e delle loro relazioni con lo spazio.
Gli oggetti, scomposti, vengono rappresentati da punti di vista diversi.
In altri termini la realtà di un oggetto non è solamente ciò che
scorgiamo a prima vista, ma comprende aspetti visibili da punti di vista diversi,
quelli conosciuti ed elaborati dalla nostra mente.
Pablo Picasso, Les
Demoiselles d'Avignon, 1907
Pablo Picasso, Arlecchino
musicista, 1924
Anche
Braque abbandonò i metodi tradizionali e la prospettiva convenzionale,
scomponendo gli oggetti e le figure in una serie di forme geometriche,
rappresentando in più visioni e simultaneamente gli oggetti,
mettendo ordine alle percezioni sensibili.
Georges Braque, Tovaglia
rosa, 1938
Anche
Piet Mondrian ( che in un primo momento subì il fascino
della pittura cubista di Picasso e Braque, elaborando opere come “ Melo
in fiore) superò il
pensiero del movimento Cubista, sostenendo che, l’arte non dovrebbe
curarsi di rappresentare immagini di oggetti reali, ma esprimere solo,
in assenza di descrizioni “l’inventato”, costruendo
un linguaggio di forme e colori puri, rapporti matematici, ritmi misurabili,
dando vita al movimento Neoplasticismo (1920).
Piet
Mondrian, Melo in fiore,1912
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Nel
suo nuovo stile, Mondrian rinunciava a tutte le caratteristiche
sensuali
della materia
e dello
spazio
tridimensionale,
ritenendo che una tela,
quindi una superficie piana, dovesse
contenere solo elementi piani, annullando
quindi
ogni possibilità di rappresentazione spaziale a favore di
linee rette che s’incontrassero
a novanta gradi formando solo quadrati
e
rettangoli.
Piet
Mondrian, Composizione,1921
Fontana con la sua sfiducia nei mezzi
espressivi
tradizionali (la linea, la figura) si allontana
dall’idea
del
quadro
come
luogo
della
rappresentazione.
Risolve
il
concetto
dello
spazio
utilizzando
proprio
lo
spazio
e
la
luce
con
le
loro
infinite
possibilità, modellando l’etere
con
luci
variopinte.
Lucio
Fontana, Soffitto con Arabesco di neon,1951
Gli
stessi tagli
sulla tela
sono un
modo di
negare lo
spazio tradizionale
imposto dalla
tela stessa
per una
spazialità esplorata
dalla mente.
Lucio
Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1965
E’ dall’idea della dinamicità spaziale
che prende
voce la
mia sperimentazione
.
Superando
il momento
in cui
la tela
si rompe
e lo
spazio entra
nella composizione,
vorrei piuttosto
proporre l’arte
come atto
di conoscenza
o meglio
del riconoscere
:
”
la tridimensionalità binoculare” e “ l’allineamento
spaziale”.
La
sintesi
dei miei
studi possono
definirsi
“ LA NUOVA VISIONE SPAZIALE”.
Lo spazio che il nostro cervello elabora viene rappresentato con
un immagine binoculare, pertanto doppia immagine, (non solo punti di vista
diversi ”Cubismo”);
E dunque superfici piane poste nello
spazio che creano lo
spazio (senza tuttavia abolire lo
spazio tridimensionale “ Neoplasticismo”);
Inoltre induco l’osservatore ad interagire con l’Opera d’arte
anche con la quarta dimensione.
Il
primo tentativo di applicazione degli studi sulla Tridimensionalità Binoculare è rappresentato
dall’opera “Dal mio Studio ,1988”.
Qui la rappresentazione del paesaggio esterno ricerca la profondità espressiva
attraverso un linguaggio che determina nell’osservatore la doppia
visione degli oggetti, grazie all’uso del colore, evidenziato
nelle linee della porta e del balcone.
Saverio Magno, Dal
mio studio,1988
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