Perché dipingere solo ciò che
si vede con un occhio solo e non con la visione binoculare?
Perché non rappresentare realmente ciò che il cervello
elabora
attraverso gli occhi, una visione tridimensionale?
Riuscire
a rappresentare la tridimensionalità su una superficie
piana è stato un problema che mi ha tormentato fin dal 1986/1987,
con le mie prime riflessioni sulla prospettiva.
La
rappresentazione della dislocazione degli oggetti posti nello
spazio e la loro distanza
rispetto ad un piano di cui si conosce la distanza, è data
soprattutto dallo sdoppiamento che subiscono gli oggetti posti prima
e dopo il piano focalizzato, determinando pertanto l’esistenza
della terza dimensione.
La
dimensione degli oggetti, la luce che li illumina e le linee
che convergono in
un punto di fuga (simboleggiando la profondità),
sono solo degli effetti ottici facilmente ribaltabili e falsificabili.
Come invece rappresentereste più superfici piane poste nello
spazio, a distanze diverse?
L’apparato visivo, percepisce la dislocazione nello spazio degli
oggetti disposti a diversa profondità, pur avendo la loro proiezione
bidimensionale sulla retina. La visione monoculare è, infatti,
una visione piana, che non consente una buona definizione spaziale.
Pertanto un oggetto subisce uno sdoppiamento se osservato da due occhi
e pertanto da due punti differenti nello spazio.
Tale visione determina una proiezione degli oggetti su un diverso
sfondo, l’occhio
destro proietta gli oggetti non focalizzati verso sinistra e l’occhio
sinistro proietta gli stessi oggetti verso destra, in proporzione alla
distanza che intercorre tra i due occhi, determinando la posizione degli
oggetti posti
nello spazio.
Questa
visione sulle opere a superficie piana non è stata mai
rappresentata!
Per tale visione, una superficie piana focalizzata, diventa quasi
unica. Gli altri oggetti posti prima e dopo l’immagine focalizzata subiscono uno
sdoppiamento preordinato d’immagine, evidenziando l’effettiva
distanza nello spazio, rispetto ad una distanza nota, e non soltanto
punti di vista
diversi (Teoria Cubista).
Provate
a prendere un oggetto a volo guardandolo con un occhio solo e
noterete quanto è difficoltoso, perché svanisce la
terza dimensione.
Un
esperimento facilmente eseguibile per comprendere meglio tale
effetto si potrà ottenere allineando delle matite una dietro l’altra
(circa 15 cm una dall’altra). Se le si guardano alternativamente,
prima solo con l’occhio sinistro e poi solo con l’occhio
destro, si noterà che nessuna matita copre l’altra
posta dopo.
Sulla base delle mie riflessioni, dimostro lo sdoppiamento degli oggetti
con distanze preordinate e calcolate , applicandoli nelle mie opere.
Tale
visione a noi appare quasi impercettibile, in quanto lo spostamento
continuo
del nostro sguardo, ci induce a focalizzare esclusivamente solo
l’oggetto che ci interessa , trascurando la vera visione degli
altri oggetti posti prima o dopo l’oggetto focalizzato.
Dopo diversi tentativi, sono riuscito a vedere chiaramente questa visione,
pur focalizzando la mia vista su di un determinato oggetto, ed applicandola
alle mie opere.
Cerco
di rappresentare la realtà visiva, senza rappresentare nessun
oggetto, ricercando il bello nel nulla dopo aver visto il bello nella
natura, dando importanza all’energia intellettuale e creativa
che è in me, e non a quello che vedo. E’ questa la
mia sfida!