“Il
Maestro dal 1977 coltiva tutte le forme dell’ Arte,
non escludendo la Musica.
Conosce
le Teorie sul Colore di Chevreul e approfondisce l’Anatomia
e la Prospettiva, al fine di elaborare nuove, e alla fine intriganti,
teorie sulla visione spaziale.
Merita
la “Medaglia d’argento Pico della
Mirandola”, oltre a quella conferitagli nel 1991 dal Presidente
della Repubblica, allora in carica Francesco Cossiga.
Si
immette quindi su un percorso di ascesa, che lo impegna in una
ricerca
artistica di grande respiro intellettuale,
peraltro iniziata a metà degli anni ’80 che introduce
nel panorama della Storia dell’Arte Contemporanea una nuova
Visione Spaziale, relativa questa non all’oggetto rappresentabile,
bensì allo spazio in cui esso è rappresentato:
Picasso,
con il Cubismo, aveva cercato di elaborare una conoscenza totale
dell’oggetto, facendone emergere i punti
di vista esclusi dalla classica rappresentazione tridimensionale,
ossia la prospettiva: in
che modo? Scomponendolo! Mondrian, con il NeoPlasticismo, nega addirittura
profondità alle cose e ci presenta superfici piane, attraversate
da corsìe geometriche;
Fontana
decide che l’oggetto non debba più essere rappresentato
nè in forma figurativa né in forma astratto— allusiva
e lo porta fuori dalla tela, nello spazio vivo di tutti i giorni.
Magno si interroga non sulle cose, ma sul rapporto tra lo spazio
e le cose:
inizia sperimentando l’Allineamento Spaziale e analizza che,
osservando l’oggetto con ciascuno dei due occhi, separatamente,
questo si proietta o verso destra o verso sinistra.
Nasce
la teoria della Tridimensionalità Binoculare,
originale forma di Astrattismo Geometrico, in cui la superficie del
quadro si suddivide in campiture di colori
diversi: sono i piani spaziali percepiti dall’occhio che, se
non unifica la propria visione a quella dell’ altro, coglie
singolarmente i diversi passaggi di profondità, tutti
convergenti verso l’osservatore.
Tratto
dal catalogo Electa Mondadori "L'arte contemporanea
nelle antiche dimore"- Oltre il novecento, 2008