Saverio
Magno, che proviene da una ricerca sul figurativo intrisa
di luce
e sentimento, è approdato ad una pittura
in cui colore, materia e immagine trovano un rinnovato equilibrio.
Rispetto ai primi lavori coloristicamente più omogenei,
quest’ ultimi presentano un colore più intenso
e diversificato; mentre prima la materia veniva stesa su
orditi prestabiliti della figura, ora la spatola sembra lasciarsi
condurre dall’esuberanza della materia che urge e dilaga.
Egli sente la materia che, intrisa di luce, dà quasi
un senso plastico all’immagine. “Fondali Marini” sono
i titoli ricorrenti e ripetuti di questi lavori più recenti.
Il fondale del mare ha sempre avuto un suo fascino, come
un mondo inesplorato, come mistero cosmico dell’ inconscio
della natura: esso fa perciò immaginare e lascia all’ artista
grande libertà di esprimersi.
L’immagine è sempre semplificata, predomina
una volontà di sintesi in cui la figura è ridotta
a gesto, a traccia che orienta l’ osservatore e lo
fa immaginare tramite la persuasività della materia
e della luce prodotta da impasti ch’egli personalmente
prepara. L’intento è di cercare una comunicazione
visiva e poetica con lo spettatore, che deve rendersi attento.
In breve, Saverio Magno riscopre le ragioni del poetico
e dell’artistico, che sono poi sempre le stesse, nella
volontà di ricominciare la pittura sempre da capo,
come se ogni quadro fosse l’alba di una nuova creazione
del mondo.
Osvaldo Rossi (S. Benedetto del Tronto 1997)
![](../Opere%20per%20critiche/Fondo-marino-1.gif)
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