Saverio Magno:
lo spazio paradigma della propria ricerca artistica
Giuseppe Bacci
Segretario Fondazione Staurós Italiana Onlus
Nella sua esperienza artistica Saverio Magno ci offre
le linee essenziali per una riflessione sul mistero della
sua visione spaziale, della sua teoria di tridimensionalità binoculare,
tentando di ripresentare il nucleo dell’insegnamento
tradizionale, di reinterpretarlo, avvalendosi anche dello
stimolo e del contributo offerto dai suoi esegeti artistici,
anche se spesso e volentieri dissentono da essi.
La novità della tesi di Magno appare in tutta
la sua portata; se poi consideriamo il problema della
conciliazione tra lo stato dell’arte e lo stato
della singola ricerca di ogni artista, ne è una
conferma. Le opere prodotte finora dall’artista
possiamo esaminarle secondo nuclei di approfondimento
relativamente a rispettivi cicli e chiavi di lettura.
Una ricerca che lo ha portato con gli anni ad affrontare
vari aspetti: dai cicli dei fondali marini con i suoi
relitti, alla estroflessione della tela per simulare
il globo terrestre.
Dal globo terrestre Saverio Magno ampia l’argomentazione
per trattare lo spazio in cui è rappresentato
e il passo è breve per approfondire in pittura
il conseguente allineamento spaziale; le sue opere non
sono provviste di uno specifico punto di fuga, che invece è situato
all’estremo dell’opera, e il fruitore deve
interagire con essa individuandone il miglior punto di
osservazione. Approda poi alla sua teoria di tridimensionalità binoculare,
sfociando, così, nel suo operare pittorico astratto
geometrico alla nuova visione spaziale.
Questa passione e questa terminologia identificano oggi
Saverio Magno e non posso supporre che l’artista
abbia potuto acquisire tale conoscenza fino a teorizzare
(su un fenomeno ottico) unicamente per attirare a sé una
piccola parte del mondo dell’arte. L’artista
ci aiuta con il suo decalogo, quale chiarimento e dichiarazione
d’intenti: “…la necessità di
estrarre l’oggetto dalla tela per immergerlo nella
spazialità totale; quindi passai alla sperimentazione
dell’allineamento spaziale, fase preparatoria e
introduttiva alla teoria della tridimensionalità binoculare,
che non analizzai, come finora si è fatto, la
visione dell’oggetto rappresentabile, ma lo spazio
in cui l’oggetto può essere rappresentato
e il rapporto visivo tra l’oggetto e il suo spazio.
L’intera operazione si dimostra attraverso l’impiego
di una tavola bidimensionale con la rappresentazione
di varie superfici poste a diverse profondità con
la visione binoculare. La visione binoculare determina
lo sdoppiamento delle superfici poste prima della superficie
focalizzata (tela estroflessa), creando la velatura (miscelazione
di colore) tra il colore delle superfici poste ad una
posizione intermedia e la superficie focalizzata. Lo
spazio che il nostro cervello elabora viene rappresentato
con un’immagine binoculare, pertanto doppia immagine;
e dunque superfici piane poste nello spazio che creano
lo spazio…”.
Per l’artista sarà consequenziale la necessità di
rendere plastiche delle teorizzazioni attraverso la realizzazione
di queste sue “macchine artistiche”.
L’ultima sua ricerca è tutta dedicata alla
nuova visione spaziale, all’allineamento spaziale,
alla tridimensionalità binoculare e alla prospettiva
spaziale, per cui la novità e l’originalità dell’artista
risiedono non solo nell’orditura delle opere, ma
soprattutto nella resa installativa che è anche
testimonianza su cui riflettere e meditare.
In questa esposizione l’artista tende, con la fascinosità dell’allestimento,
a sintetizzare la sua ricerca di astrattismo geometrico,
di tridimensionalità binoculare, per poi verificarla
dinanzi ai suoi fruitori, adepti dell’arte. L’allestimento
si sviluppa attraverso opere complesse alla maniera di
grandi contenitori, una sorta di “teatrino dell’arte” in
cui la finestra sul fronte, a cui volgere lo sguardo,
si offre come punto di osservazione privilegiato della
quinta scenografica, cogliendo la prospettiva migliore
della superficie pittorica, collocata sullo sfondo del
progetto globale in una visione d’insieme.
L’arte – sia essa musica, cinema o arti visive – ha
il compito di stimolare il pensiero dell’uomo contemporaneo
e farlo riflettere.
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